| Quel suono inconfondibile di onde che s’infrangono sull' arenile, tingendo di scuro la sabbia, che dopo pochi istanti torna come prima... Quello l’ aveva condotta lì. Altre onde s’infrangono, forti, cancellando le impronte di qualcuno che per alcuni metri aveva percorso il bagnasciuga, beandosi, nella sua immaginazione, della sensazione dell' acqua sulle caviglie fredde, o almeno, del ricordo di una cosa simile… Il vento scompose gli ultimi segni, mentre occhi vermigli le guardavano sparire appena davanti ad esse, lungo lo stesso sentiero immaginario. Era stata lei stessa a lasciarle, e ora le vedeva sparire. Dopotutto quello era un semplice principio di ritorno: ogni cosa che le creature lasciavano e che alterava le cose, non avrebbe mai potuto sconvolgere l' imperturbabilità della natura, la forza inarrestabile che controlla le vita di ogni uomo, elfo o demone del Creato. Così secondo quel principio, le impronte che avevano scritto la sabbia dorata, grigia all' apparenza sotto la luce del plenilunio, ora erano state rimosse senza riguardi dall' acqua salata di quel mare che aveva attirato la giovane vampira, da fin dentro la foresta, senza nessuna ragione apparente. La giovane ricordava la sensazione dell' acqua sulla pelle, ricordava udire la sua voce con chiarezza parlarle, mentre il vento geloso dei loro discorsi le scompigliava i capelli, accarezzandole il viso dolcemente, rallegrandola davanti a quello spettacolo meraviglioso qual' era il mare notturno... Invece ora, Millicenth ricordava soltanto quelle emozioni, in realtà non avvertiva più nulla, perché il cuore dentro di lei aveva smesso di battere, ma l' ora di tornare al Giudizio dell' Anima non era mai giunta, intrappolata com’ era nel suo limbo di essere un non-morto, un predatore di quegli esseri innaturali, un vampiro. L' ex druida aveva ormai accettato la sua esistenza, o forse no, ma la celava dietro le frivolezze del suo bell' aspetto, che con il cambiamento era aumentato a dismisura, rendendola una creatura di rara beltà, a cui pochi uomini avevano resistito, ed erano tutti periti sotto le zanne della loro nuova amata. L' ex elfa terrena sorrise fra sé, indugiando ancora con gli occhi sulla sabbia, per poi voltarsi verso il mare, mentre toglieva dal viso una ciocca scomposta, notando a gesto concluso un movimento nell' acqua. Qualche creatura marina doveva essere emersa per baciare la luna, ma non c' era riuscita e non ritentò più, o forse era emersa per ammirare lei sotto quella luce d’ argento? Era divertente pensare una cosa del genere, la beavano del suo essere superficiale e materiale, così colmò il suo ego, tranquillizzandosi non poco. Millicenth riguardò ancora le onde, poi la luna, che nel pieno del suo splendore, rendeva la notte scintillante e permetteva lei di essere nel pieno della sua forza, donandole gioia nell’ avvertire quell’ onda di magia invaderle la pelle, come fosse il sangue che più non le scorreva nelle vene. Della sua nuova esistenza, infatti, amava soprattutto il poter vivere così bene dopo il crepuscolo, cosa che aveva anche da viva, essendo parte di un popolo rinnegato che aveva vissuto per millenni sotto la superficie della terra, a contatto con ogni genere di male oscuro generabile dalla mente. Sospirò, ma senza tristezza, stringendo tra le mani l' elsa di Alfirest, la sua arma, che teneva davanti a sé in orizzontale, lasciando le sue lame leggermente ondeggiare, seguendo il ritmo delle onde che cominciavano a calmarsi, visto che in quel momento il vento sembrò placarsi e lasciare alla sabbia un po’ più di respiro dall' abbraccio dell' acqua tiepida, mentre la vampira l' impregnava di nuove impronte riprendendo a camminare, mentre il suo abito e il mantello ondeggiavano a ogni passo silenzioso, ma rapido, e rimase insensibile anche ai reclami dell' acqua, che sembrava volesse spingerla via, lontano. Guarda... Persino in quest' assoluto momento di pace, la natura s’ arrabbia e mi caccia via dal suo dominio... Sogghignò.
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