La Città Fluttuante, Quest di rinascita (?)

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view post Posted on 18/1/2012, 20:41
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Sapeva di essere morto, ma al suo trapasso non aveva visto né una galleria lucente, né diavoletti rossi: poteva scordarsi le nuvole del Paradiso e le fiamme dell'Inferno, era ancora nell'aldiqua. Era ancora incosciente ma percepiva un forte dolore al petto e una strana sensazione di essere sdraiato sopra qualcosa di morbido, simile ad un letto; riuscì a svegliarsi, a riprendere il controllo di sé stesso, anche se ancora non riusciva a muovere gran parte del corpo. Aveva solo la forza di respirare e di sbattere le palpebre, e guardarsi intorno: non sapeva se era effettivamente finito in Paradiso, ma era su un lettino dentro ad una camera dai colori più che angelici, quasi divini. Accanto a sé c'era anche un piccolo comodino bianco su cui era poggiato un manoscritto, che riconobbe subito: era il suo dannato Libro di Incantesimi che, per quanto si ricordasse, era finito bruciato a causa della sua morte. Gli avevano insegnato che un mago stringe un forte legame col suo libro e che questo inizia a bruciare appena suddetto mago subisce un danno, e diviene cenere se muore il suo padrone; eppure eccolo lì, davanti ai suoi occhi, tutto integro senza segni di bruciature e sembrava quasi nuovo nonostante avesse già una decina d'anni. Sfortunatamente non poteva prendere in mano quel suo amato volume e, anche se la tentazione di accarezzarne la copertina era tanta, riuscì a trattenersi per non fare cavolate: magari con la poca forza che aveva in corpo si sarebbe anche potuto fare del male, dopo che si era accorto di quanto fosse stato idiota nel suo ultimo scontro. E si accorse anche che qualche minuto prima non ricordava niente ma ecco, miracolosamente, che delle immagini confuse gli pervasero la testa: un ragazzo, due brutti ceffi, il suo libro in fiamme e sangue, il suo. Non ricordava il nome del ragazzo, non ancora, ma riusciva a vedere i due volti dei mostriciattoli: chissà se quel ragazzo era riuscito a sopravvivere contro l'ultimo orchetto rimasto in vita. Chissà se Dante, eccolo il nome!, era riuscito ad uccidere anche quell'ultimo mostro; stava guarendo, per caso? Le memorie tornavano velocemente mentre riprese anche il controllo delle dita di ambo le mani, seppur muoverle richiedeva degli sforzi assurdi. Poteva anche muovere meglio il collo, per guardare meglio la camera dov'era ma, come aveva visto prima, era tutto arredato in modo così angelico e paradisiaco; allora provò anche ad annusare l'odore, e si aspettava di percepire delle fragranze ospedaliere: ma niente, non c'era odore di ospedale e nemmeno di disinfettante; un odore dolce che non riusciva a capire, come se fosse nuovo, come se non l'avesse mai sentito. Era familiare ed estraneo allo stesso tempo, ed era anche doloroso sforzarsi d'immaginare cosa fosse: stava iniziando a fargli male la testa, così smise di pensare a quel buon odore per tentare di riprendere il controllo delle braccia. Ma niente.
 
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view post Posted on 19/1/2012, 16:25
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Il giovane appena risorto, cercava ancora di recuperare le sue forze, ignaro di ciò che gli era accaduto. Si era risvegliato in un posto angelico e accogliente, nulla di simile a un ospedale, un luogo di benessere anche interiore. Il giovane stava in un comodo letto a baldacchino, con i veli che nascondevano parzialmente ciò che gli stava intorno, mentre accanto teneva il suo libro sul comodino. Mentre sarebbe stato sdraiato, avrebbe udito un suono, una porta aprirsi e poi chiudersi, qualcuno era entrato in quella stanza.
Pochi attimi dopo, e uno dei tanti veli venne scostato, mentre una figura femminile faceva il suo ingresso. Indossava una veste simile a quello delle suore, completamente bianco e lucente, dalla fisionomia si poteva dedurre un normale essere umano. La ragazza si accorse che era sveglio, e s'apprestò a mettere la mano sulla gola, per sentire le pulsazioni se erano del tutto tornate normali. Successivamente, poggiò una mano sulla fronte, per controllare eventualmente la temperatura, e poi lo fissò negli occhi, per rilevare segni anomali.
-Sembra che sia andato tutto bene e che non ci sono problemi. Riesci a muoverti? Sai dire il tuo nome?-
Chiese lei con voce flebile e dolce, come un angelo appunto, mentre attendeva seduta con le gambe unite e le mani sulle ginocchia.
 
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view post Posted on 19/1/2012, 17:38
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No, no, no. Benché provasse e riprovasse infinite volte, sforzandosi con quelle poche energie che aveva, non riusciva a recuperare il controllo degli arti superiori; quel poco di forza che aveva in sé gli permetteva di muovere solamente le dita delle mani, e di girare molto meglio il collo. Doveva assolutamente tornare in sé: come poteva starsene a poltrire nel letto? Doveva alzare il culo e andarsene in giro per il mondo, come voleva lui. Eppure, sempre riprovandoci con tanta testardaggine, non riusciva assolutamente a riprendere il controllo dei suo arti superiori; dovette arrendersi ancora una volta, e lasciarsi sprofondare nel comodo materasso del letto.
Non ce la faccio più! Come posso stare incollato qui quando ho altre robe da fare? Devo alzarmi, devo, devo!- Ed intanto, mentre pensava tra sé e sé, lottava contro la forza di gravità per tentare di alzarsi da quel letto -Diamine! Noah dov'è finita la tua forza? Dai muoviti, concentrati nelle braccia e prova a muoverle! Se riesci a muovere le dita, riesci anche a muovere le braccia!- Niente di niente. Più tentava di muoversi, più si arrendeva al fatto di non potercela fare, fino a smetterla del tutto. Ma ti prometto che prima o poi ce ne andremo, caro Noah. Non staremo qui per molto ancora; appena riusciamo a muovere le gambe e le braccia, e a stare in piedi, ce ne andiamo via di qui e torniamo sui nostri passi! Silenzio, arriva qualcuno!
Ed in quel momento sentì il suono cotonato del pomolo, che produsse un debole "tlenk", l'aprirsi e il chiudersi della porta, tutto accompagnato da un rumore silenzioso: nemmeno un gracchiante suono rendeva insopportabile l'aprire la porta, perché molto probabilmente l'avevano lubrificata; lì era perfetto e, benché fosse affascinato da quel luogo così angelico, doveva andare via. Dal suo letto a baldacchino, e dai sinuosi veli che lo circondavano, distingueva chiaramente una figura umanoide dal buon odore, simile a quello del luogo; quest'ultima, arrivata ai pressi del letto, aprì delicatamente i veli: ne sbucò una donna vestita di bianco, con un lungo abito ricordante quello delle suore, a prima vista una semplice umana; quest'ultima presse la sua mano sulla gola di Noah, con talmente tanta dolcezza che nemmeno l'aveva sentita poggiarsi, e poi anche sulla fronte, per, da quel che aveva capito, analizzarlo. La donna gli chiese anche se si riusciva a muovere e se sapeva dire il suo nome. Le forze non gli sarebbero bastate per strombazzare i nominativi, ma, raccogliendo ciò che aveva in corpo, riuscì, flebilmente, a dare una risposta accettabile. Pronunciò un "Noah" con un tono basso e debole, ma del tutto udibile, e, anche se la donna non avesse capito bene, le sarebbe bastato leggere il labiale del ragazzo. Per quanto riguardava il muoversi, rispondere a quella domanda era un po' difficile rispetto al parlare. Ma, avendo le braccia fuori dalla coperta, tentò di richiamare l'attenzione sulle mani abbassando gli occhi; da lì, avrebbe mosso tutte e dieci le dita delle mani, facendo intuire che si stava riprendendo. Aggiunse anche un debole sorriso, un po' smorzato dal dolore in effetti, ma era quel che poteva fare in quelle condizioni.

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view post Posted on 20/1/2012, 09:15
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La donna che lo assistette attese che parlasse e si muovesse. Ciò che poté udire, era un semplice e molto flebile "Noah", per lo meno almeno ora si sapeva il nome di quel misterioso umano salvato. Al domandare se riusciva a muoversi, quest'ultimo seppe unicamente muovere le dita della mano, il che preoccupò la donna.
-Oh cielo, la guarigione è più lenta del previsto.-
Disse la donna, mentre portava le mani al petto e chiudeva gli occhi. Pochi attimi dopo, allontanò le mani, mettendoli orizzontali, mentre una piccolissima fenice verde variopinta si mostrava. Quella piccola figura magica sembrava un uccello vero, con tanto di battito d'ali per mantenersi in volo. Successivamente, la donna lo premette contro il petto del giovane, che non essendo un non morto, avrebbe dovuto provare un senso di calore e di benessere.
-Ecco, questo dovrebbe aiutare la guarigione.-
Continuò lei, sorridendo per tranquillizzare il ragazzo, che di certo era parecchio confuso riguardo l'ubicazione e ciò che le stavano facendo. La donna a quel punto si alzò e si allontanò, facendo gesto che sarebbe tornata subito. Sarebbero passati alcuni minuti prima che la porta si riapriva, con il ritorno della ragazza, che però aveva con sé un vassoio. Sopra di esso, molta frutta: arance, mele, banane e uva soprattutto, con accanto una tazza di tè. La giovane, se il ragazzo non sapeva ancora mettersi seduto, avrebbe messo il tutto su quel comodino, accanto al suo libro, così che potesse prenderlo quando recuperava le forse.
 
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view post Posted on 24/1/2012, 19:54
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Debole. Quanto si sentiva indifeso su quel lettino, e quanto si sentiva confuso. Dov'era? E chi era quella donna che si stava prendendo cura di lui? Bene o male, le cure della donna gli avevano riportato in mente alcune memorie che prima non ricordava; però ancora, e questo preoccupò la donna, non riusciva a muovere il corpo, o, diciamolo meglio, non tutto. Quella dottoressa innominata, allora, dopo un'espressione preoccupata per la lenta guarigione del giovane, evocò un piccolo uccellino verde: assomigliava parecchio ad una piccola fenice e, a rendere le cose più realistiche, c'era il fatto che essa batteva le ali per rimanere sospesa in volo. Stupefatto, fece una singola espressione di meraviglia, terminando in un sorriso a 32 denti; successivamente, la dottoressa prese quella figura magica e la portò al petto di Noah, pigiandogliela contro e facendola penetrare nel corpo. La piccola fenice s'infuse nel corpo malridotto del giovane, e quest'ultimo, dopo qualche secondo, iniziò a sentire una sensazione di calore e di benessere; per secondo, arrivò anche un leggero formicolio, tutt'altro che fastidioso, e che si concentrava soprattutto negli arti. Noah scoprì, con felicità e gioia, che poteva muovere braccia e gambe senza difficoltà, e provò questo facendo dei piccoli movimenti di tutti gli arti, senza farne di troppo bruschi mentre era ancora in via di guarigione. Ma ecco che, dopo un breve gesto interpretato come un "Torno subito!", la donna sparì e chiuse la porta, accompagnando tutto sempre da un sorriso celestiale.
Hey ma... Ma quella fenice verde è grandiosa! Facendo conto che sparo solo palle di fuoco, ahahahah, sono bazzecole in confronto a quell'uccellino verde! Potrebbe essere utile, su un campo di battaglia intendo, poter usufruire di tale potere terapeutico. Eppure, non so come, mi pare di essere più attratto dalla magia elementale, anche se è affascinante, sinceramente, quel potere curativo. Quella donna, devo tentare di parlarle, devo almeno ringraziarla per quello che sta facendo.
La dottoressa aprì la porta ed entrò con un vassoio pieno di frutta di ogni tipo ed una tazza di té fumante; li appoggiò sul comodino che il mago aveva di fianco, ed accanto a sé, con una rapida occhiata, vide ancora quel libro. Il Libro. Ora che il vassoio era vicino e dopo essersi messo in posizione seduta, grazie all'aver utilizzato le braccia che ora poteva muovere benissimo, distingueva arance, mele e banane, ma soprattutto uva. Tanta, buonissima uva. Facendo un sorriso, si mise a parlare, stavolta con un tono più vigoroso rispetto a quello di prima.
-Credo di doverla ringraziare per quello che sta facendo, anche se dei semplici ringraziamenti non possono colmare il fatto che lei mi abbia salvato la vita..- disse il giovane, con calma e tranquillità, abbassando leggermente la testa per poi continuare ..se c'è qualcosa che posso fare, la minima cosa, la prego, accetti i miei servigi-. Si sentiva dentro di dover ripagare quella donna per le attenzioni e le cure ricevute, così da poter compensare quel grosso debito che aveva nei suoi confronti.

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view post Posted on 24/1/2012, 23:58
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La donna aveva portato dei viveri con cui nutrire il guerriero malandato. Notò con immenso piacere che il suo potere curativo fu d'aiuto per velocizzare la guarigione dovuto alla rinascita, se non addirittura completarla. Attendeva di vederlo mangiare e rinvigorirsi ulteriormente con un buon pasto fresco e vitaminico, ma non fu così, non subito.
Il ragazzo ringraziò la donna di ciò che aveva fatto, dandole tutti i meriti per averlo curato e fatto risorgere. Concluse il tutto con una frase tipica da cavaliere o soldato, offrendosi come servo alla sua mercé. La donna arrossì appena, facendo un risolino piccolo divertita, sia per i meriti in eccesso, che la cortesia.
-Noi della chiesa non tolleriamo la servitù, ma solamente il volontariato. Non abbiamo bisogno di nulla, ma se vorrai fare qualcosa in nome del Divino sei solo il benvenuto.- Disse, sorridendo ed esponendogli il pensiero della chiesa, ciò avrebbe dovuto far capire al guerriero di trovarsi in un luogo sacro. -A ogni modo, non sono io che dovete ringraziare, è stato la nostra benevola sacerdotessa a ridarvi la vita. Le porgerò volentieri i suoi ringraziamenti.- Concluse, con un ulteriore sorriso, congiungendo le mani e inchinandosi.
-Ora mangiate, avrete sicuramente fame, sono passati ormai quattro giorni da quando siete risorto.- replicò la donna, incitandolo a mangiare per ripristinare al meglio le forze e riabilitare il corpo ancora malandato.
 
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view post Posted on 26/1/2012, 21:58
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Stava già guardando quella deliziosa frutta, davvero. Dopo essersi rialzato, pareva che gli si fosse aperto un buco nello stomaco per la tanta fame che aveva. Così, per non mancare di rispetto alla gentil donna che le aveva portato quelle meraviglie, prese una delle arance che c'erano nel vassoio e la iniziò a sbucciare mentre, con un sorriso, la ascoltava parlare. Nel giro di trenta secondi riuscì a sbucciare l'arancia e ne prese uno spicchio: lo odorò per qualche secondo, sentendo quell'aroma diffondersi in lui, e poi lo mangiò; nel masticarlo, si sprigionò l'asprezza di quel frutto, come se fosse esplosa una bomba nella sua bocca. Il prezioso e salutare sapore di quel frutto iniziò a far pizzicare lingua e palato, in una sensazione simile ad un vivace ballo di gruppo; e si divorò l'arancia, consapevole del fatto che avrebbe dovuto fare una buona scorta di zuccheri e vitamine con tutta quella frutta che aveva a disposizione. Ma c'era anche quella bella tazza fumante di tè: così, dopo aver adagiato la buccia di quell'arancia nel vassoio, prese in mano la bollente tazza e la portò al naso, chiudendo anche gli occhi. Percepiva odore di fiori di campo, tanti e colorati: li vedeva davanti a sé, gialli e bianchi quei fiori in una distesa bicromatica; grazie all'infuso, né sentiva anche l'odore. Una perfetta fotografia profumata pronta ad essere conservata per sempre nell'album della sua mente. Quel posto, lo adorava. Ma hey! Doveva assaggiarlo quell'infuso. E così, abbassando la tazza fino alle labbra, ci soffiò sopra tre volte, e ne bevve un sorso. Sapore ed aroma si eguagliavano, e gli sembrava di bere fiori frullati. Il liquido dolce e ben profumato stava via via attenuando quella bocca ancora in preda alla folle danza scatenata dall'arancia, e il calore si sparse in tutto il corpo, colorando di rosso anche il viso del mago. Si morse il labbro inferiore e ripose il tè proprio sul suo libro, osservandolo con tantissimo amore negli occhi.
-Quel libro è la mia vita..- pareva, con un'espressione incantata, quasi innamorato di quel suo volume, unico nel suo genere. Ancora non capiva perché molti degli incantesimi, scritti in una lingua antica, non riusciva a leggerli. Era, forse, il secondo mistero che più attanagliava la sua mente, ma continuò la conversazione disincantandosi. Comunque, io vorrei proprio aiutarvi in qualcosa, perché è solo grazie a voi che sono qui. Mi devo poter sdebitare, e allo stesso tempo devo anche continuare i miei progetti futuri- concluse.
Già. Doveva sdebitarsi con chi lo aveva riportato in vita, ma aveva anche dei progetti da rispettare, perché lo aveva promesso a sé stesso: doveva visitare luoghi, imparare, conoscere, divenire il più grande mago di sempre. Doveva imparare tutto l'imparabile delle arti arcane, doveva diventare qualcuno d'importante che si sarebbe ricordato per sempre una volta morto. Per davvero.
 
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Il ragazzo incominciò finalmente a mangiare e bere quel delizioso tè, mostrando di essersi completamente ripreso dalla malattia. Il giovane sembrava così sereno nel mangiare, così tranquillo e felice, mentre ascoltava con piacere le parole della donna. Lieto di esser riportato in vita, dopo un breve attimo malinconico a osservare quel suo libro magico, parlò nuovamente. Disse che voleva essere d'aiuto in qualche modo per ciò che hanno fatto, era davvero buono e gentile, come aveva detto la papessa.
La donna rimase ferma ad ascoltarlo, lievemente stupita di tanta gratitudine, tanto da non saper cosa fare. Non era brava in certe cose, non aveva mai dato ordini o commissioni, era sempre a fare ciò che il suo cuore desiderasse maggiormente. Rimase in silenzio per qualche attimo, pensando bene a cosa poteva esserci per un giovane come lui, ma niente, non riusciva a immaginare qualcosa.
-Non saprei... come ho detto qui non diamo ordini, ma si fa ciò che il nostro cuore ci dice. Io sono solamente una sacerdotessa che prega ogni giorno in cappella, che scende in piazza ad aiutare i poveri e i bisognosi, e insegnare ai giovani apprendisti la via del signore e della magia.-
Rispose lei in un breve monologo. Gli espose come mai non riusciva a dirgli cosa fare in modo diretto, in pratica, l'aiuto del giovane era di certo gradito, ma doveva essere lui a farlo e non attendere un ordine. La sacerdotessa espose a esempio ciò che lei faceva, e non erano obbligatoriamente incarichi del suo rango, dato che come tale, dovrebbe solo pensare alla chiesa, e celebrare riti, cosa che non faceva. Intanto la donna posò lo sguardo su quel suo libro, sorridendo, pensando a come sembrava esserne innamorato.
-Mi son permesso di leggere quel tuo strano libro, spero non ti dispiaccia.- sentenziò poi improvvisamente. -Ci sono tanti incantesimi davvero belli, alcuni potenti, verso la fine c'erano pure magie simili a quelle che insegniamo qui. Sei un mago giusto?- continuò, cercando di incominciare un discorso amichevole con il giovane. A quanto pare, la sacerdotessa lesse il suo libro, e riuscì a capire quasi tutte le formule, solamente gli ultimissimi, quelli la cui potenza risultava distruttiva, non sapeva decifrarli, che strano libro, però sembrava scritto tutto nella stessa lingua. Stava di fatto che certi incantesimi lei riusciva a leggerli tranquillamente, e probabilmente anche utilizzare, chi sa se quella sua abilità curativa, o qualcosa di simile, stava dentro il manuale.
 
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Afferrò a quel punto una banana. Splendida, di un giallo brillante e bella matura: con l'indice ed il pollice afferrò la piccola protuberanza all'inizio del frutto e tirò con tutte le forze che aveva; si sentì un rumore simile ad uno strappo, ma più cotonato, ed ecco che la buccia lasciò il posto al frutto vero e proprio. Di un colore bianco panna, con quei dannati filacci che ogni tanto ti rimanevano sul frutto dopo averlo sbucciato, e quel suo odore così tenute. Odore di luoghi lontani, di tropici, di qualche posto caldo che gli sarebbe piaciuto visitare. Quel posto che, seppur non ricordava poiché era molto piccolo, era la sua casa. Lui venne affidato ad un orfanotrofio, alle cure della deliziosa Miss Hutson, ma la dolce signora è a conoscenza del suo passato: pare che Noah venga da una cittadina del sud, anche se il suo cognome è di origine nordica; non si sa bene da che città provenga, ma sicuramente dai territori meridionali della regione, al di là del del deserto e vicino ai mari. Riguardo al suo cognome, si dice che sia originario di luoghi oltre le montagne, a nord, non riconosciute dall'Impero attuale. Non sapeva nulla delle sue origini, e fra i suoi ricordi c'erano solo la morte dei suoi genitori (raccontatale da Miss Hutson) e i magnifici anni in accademia. Mentre alternava banana e tè, fra morsi al frutto e sorsi rapidi all'infuso bollente, ascoltava con ardore le parole della donna, la quale diceva che lì si faceva quel che comandava il cuore. Scoprì che era una sacerdotessa, e ne fu quasi sorpreso, sgranando gli occhi, mentre ascoltava ancora quella limpida voce che gli diceva cosa faceva lei nelle sue giornate tipo. Insomma, dedicava anima e corpo ad aiutare i bisognosi, faceva catechismo ed insegnava ad i giovani la parola del Signore e la magia, e pregava come faceva qualsiasi sacerdotessa. Bevve un altro sorso, quando quello gli si bloccò in gola per qualcosa che aveva detto la donna; aveva sentito bene: aveva letto il libro. Non che gli dispiacesse, per carità, tutt'altro!, ma quel dannato libro nascondeva segreti pericolosi, formule magiche potenti ed incantesimi proibiti. Questo gli aveva detto il suo maestro quando gli consegnò il Libro fra le sue mani.
E se fosse riuscita a leggerlo tutto? A decifrarlo, intendo.. Alcuni di quegli incantesimi sono incontrollabili, troppo potenti anche per la sua anima. Ci sono poi anche quelli proibiti, che utilizzano il tuo flusso vitale per dare origine alla distruzione, al chaos, alla follia. E se davvero fosse entrata in possesso di informazioni top secret? Il maestro però non mi ha detto di non far leggere il libro a nessuno, forse perché il manoscritto stesso è protetto da qualcosa. Boh, io non so, comunque alcune formule non riesco a leggerle, mentre altre le capisco eccome.
Posò la tazza di tè sul comodino, non sopra al libro come prima, ma di fianco, per rispondere alla domanda della sacerdotessa.
-Sì, un "mago"... - disse titubante, gesticolando per far capire che era incerto su quel titolo -faccio di tutto per essere qualcosa di simile ad un mago, ma non potrei mai definirmi tale. Magari un giorno potrò nominarmi stregone, ma per adesso posso solo dire a me stesso di essere una specie di apprendista: dopotutto, pur avendo studiato anni su quel libro, non sono riuscito a comprendere molto, e ho molti incantesimi da imparare ancora.- Sorrise. -Ma, se non sono troppo indiscreto, come mai questa domanda?- disse con tono amichevole, ma alquanto incuriosito.
 
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view post Posted on 27/1/2012, 18:26
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Il giovane continuò a mangiare e bere con voracità, mostrando piacere in ciò che la sua gola riusciva a trafugare. La sacerdotessa stava cercando di essere amichevole e sociale, ci provava, era un po' timida e a disagio nel suo piccolo, e cercava di nasconderlo all'uomo. Sembrò preoccupato quando sentì che la donna lesse il libro, e la sacerdotessa poteva anche comprendere il motivo: ha letto di incantesimi la cui potenza era assurda, e nelle mani sbagliate potevano portare il caos.
Doveva ammetterlo, era preoccupata per quel libro. La papessa ha scelto di far risorgere questo ragazzo, che casualmente possiede quel manoscritto antico su cui vi sono incantesimi rari, alcuni speciali, e altri potenti da distruggere un mondo intero. Si domandava tra sé quale fosse la ragione per cui il ragazzo fu riportato dalla morte, ma ora doveva occuparsi di intrattenerlo, senza mostrare alcuna preoccupazione.
Alla domanda della donna, il ragazzo rispose che non si poteva definire propriamente tale, ma più un apprendista. La sacerdotessa poteva benissimo capirlo come ci si sente a essere un incantatrice alle prime armi, ma il bello era poter imparare sempre più cose. Poi pose lui una domanda, ovvero il come mai di quella sua curiosità, la donna rimase un attimo interdetta, mentre pensava bene alla frase da formulare.
-Perché sono riuscito a leggere quasi tutti gli incantesimi che vi sono scritti, e molti mi hanno destato preoccupazione e allarme. Potrai capire che per una umile sacerdotessa, leggere di incantesimi capaci di provocare danni e mietere vittime mette a disagio. E poi...- disse lei, soffermando un attimo verso la fine della frase -volevo capire che ruolo potevi avere nel disegno divino- concluse.
 
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view post Posted on 27/1/2012, 19:08
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Di solito non gli capitava, cioè, di incontrare altre persone che potessero leggere quel manoscritto. Ovviamente sapeva che ogni singola creatura che possedesse anche la più minima quantità di energia magica dentro di sé poteva leggere ed interpretare le parole di quel libro, ma non si aspettava che una sacerdotessa, votata al bene e al Signore, potesse leggere anche degli incantesimi proibiti e altamente distruttivi. Il ruolo divino. Noah, per cosa era stato creato? Lui non desiderava altro che la pace, la conoscenza, la sapienza, la saggezza. Lui voleva conoscere ogni ramo della magia, interpretare simboli, scrivere formule, e creare incantesimi. Già. Uno dei suoi sogni nel cassetto era quello di poter avere un proprio laboratorio e creare incantesimi speciali per chi ne avesse avuto bisogno. Magari un giorno anche lui avrebbe fatto una raccolta di quegli esperimenti e li avrebbe messi un libro, successivamente lo avrebbe affidato ad un successore, per far sì che tutto si sarebbe ripetuto d'accapo. Voleva questo, e lo avrebbe fatto anche se non fosse stato destinato a quella vita. Dopotutto non credeva che Dio lo avesse creato per qualcosa di specifico: lui diceva sempre che il Signore lo aveva creato per fare del suo meglio. E lui avrebbe fatto del suo meglio per diventare il mago più potente al mondo. Rimase comunque sbigottito dal fatto che la sacerdotessa potesse facilmente leggere quelle sue formule, quel suo manoscritto così misterioso.
-Io sapevo di determinati incantesimi. Il mio Maestro mi disse espressamente che quelli andavano usati in rare occasioni: mi stava parlando del chaos, della distruzione, quando accennò a quelle magie. Diceva che erano così potenti da poter distruggere il chaos stesso. O crearlo. Ovviamente fui attratto, per poco, dall'idea di poter creare il chaos. Cos'era quello se non uno stupido desiderio umano?- si fermò per prendere fiato, conscio di quella brutta idea che lo aveva attratto quando era giovane, e del fatto che aveva confessato tutto alla sacerdotessa -Ma poi capì che qualcuno nel mondo doveva combattere il male creato dagli altri. Qualcuno doveva reprimere l'oscurità, o tentare comunque di mantenere un certo equilibrio fra le due forze. Allora, qualche anno fa, mi auto-convinsi del fatto che il chaos era male, ma che comunque non andava distrutto né creato. Chaos e Tranquillità devono esser lasciate libere di vagare nel Mondo, di potersi contrastare l'un l'altra, perché tanto nessuna delle due può scomparire. Devo.. devo imparare. Insegnatemi. Insegnatemi a qualsiasi costo ad usare i miei poteri- terminò.
 
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Le parole della sacerdotessa penetrarono nella mente debole di quell'umano, che ora sembrava confuso e rassegnato. Confessò di non saper usare bene quelle magie, e che nemmeno lui era conscio di come mai il suo maestro affidò a lui quel mistico libro. Parole apparentemente colme di dolore, confusione e voglia di essere un grande stregone. La sacerdotessa si fidava di lui in un certo senso, anche perché le ultime parole gli sembravano di un'altra persona.
-Sai, quelle tue parole le ho già sentite, dette da un'altra persona. Che cosa buffa, che quella persona sia la stessa che ti ha riportato in vita. Qui insegniamo ed educhiamo molti allievi alla magia, forse è meglio se ne parli direttamente con la nostra papessa-
Disse lei, volgendogli le spalle e avvicinandosi alla porta. -Vieni con me- sussurrò flebile lei, ma abbastanza da farsi udire dal ragazzo. Sperando che la seguiva, sarebbe stato in un lungo corridoio, con tante porte sui lati, facendo capire che era un edificio grande e molto importante. La donna si sarebbe fermata davanti a una porta, che diversamente dalle altre, aveva due ante, un'arcata e rilievi dorati.
 
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Che confusione. Quante domande, quanti pensieri, quante cose gli frullavano ora in testa; chaos, tranquillità, equilibrio, incantesimi, stregonerie, e diventare il più potente di tutti. Questo, questo attanagliava la mente del giovane mago, e altre cose meno importanti: ancora nella mente sentiva, percepiva la bontà dei frutti mangianti e del tè bevuto poco fa; questo e quell'altro, disordine, domande senza risposte. Il Libro, quel manoscritto. Ora, grazie alla sacerdotessa, gli eran balzate in mente domande importanti che doveva porre al suo maestro. Perché proprio a lui venne affidato il Libro? Il Maestro aveva dei progetti nei suoi confronti. Abbassò il viso, e per un momento gli parve che tutta la gioia dell'esser tornato in vita fosse scomparsa. No, che accadeva adesso? Come mai quella donna poteva capire alcuni, se non quasi tutti, dei suoi incantesimi di quel dannato e complicatissimo libro. Poteva significare solo una cosa: anche lei doveva essere una maga, e una di quelle potenti. Qualcosa che non si trovava in giro. Qualcosa, o meglio dire qualcuno di raro. Quest'ultima gli disse che le parole pronunciate poco fa erano state dette da un'altra, la stessa persona che lo riportò in vita; sembrava che la donna fosse rimasta stupita da quelle frasi, da quel discorso del giovane mago. S'alzò e gli diede le spalle, avvicinandosi alla porta e sussurrando di seguirla. Non esitò. Con rapide mosse delle braccia, tolse da sopra di sé quella coperta immacolata e candida, mettendosi seduto su quel materasso e con le gambe di fuori: i suoi piedi sfiorarono delle piccole ciabattine bianche e, dato che dei suoi abiti non c'era traccia, infilò le candide ciabattine e s'alzò in piedi. S'accorse, meravigliandosi e sgranando gli occhi, che anche il suo pigiama era completamente bianco, e pareva esser fatto di seta, o qualche altro tessuto nobile. Si stiracchiò un istante, per poi perdere temporaneamente l'equilibrio e riacquistarlo appoggiandosi al comodino; con le mani su quel mobiletto di legno bianco, lanciò un'occhiata al libro e lo prese con sé avidamente, senza dire nulla. Voltatosi col suo manoscritto verso la donna, s'avvicinò e la seguì, sorpassando la porta. Si ritrovò in un corridoio lungo e con diverse porte, tante e tutte uguali.
Posso dire che sono capitato in un edificio molto grande, magari una specie di ospedale.. Già, mi pare proprio un ospedale. E se non lo è, pazienza. Rimane comunque un edificio grande grande.
Mentre squadrava le porte, camminava al passo della donna davanti a lui, ogni tanto traballando e appoggiandosi alle pareti, e si accorse ben presto che la donna s'era fermata. Stava lì, davanti ad una porta un po' diversa dalle altre, con due ante e rilievi dorati.
-Wow!- disse lui con immenso stupore, alzando la testa per vedere l'arcata della porta e squadrarne le rifiniture dorate.
 
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view post Posted on 28/1/2012, 12:46
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Erano giunti d'innanzi alla porta che conduceva alla stanza della grande sacerdotessa, colei nota anche come papessa. Il ragazzo mostrò il suo stupore, sopratutto nel vedere la magnificenza di quella porta che precedeva l'ingresso verso una persona importante e di spicco. La donna bussò e poi aprì, come per annunciare che sarebbe entrata, rivelando al giovane un mondo completamente nuovo. Quella stanza sembrava infinita, perché non aveva muri, ma un campo magico molto potente, il cui flusso si poteva percepire fin dentro le ossa, qualcosa che non permetteva la concezione di spazio.
Era una stanza completamente vuota, privo di muri e tetto, sostituiti da un campo verde luminoso di varie tonalità. Dalla porta, c'era un unico sentiero in sampietrini ben sistemati, anche il pavimento mancava apparentemente, e dava il senso di cadere se ci si avvicinava troppo al bordo. Alla fine di quel corridoio, quattro gradini, e poi un pavimento rialzato rettangolare, con tante colonne che sorreggevano un tetto. Era tutto incavato con uno stile antico, mentre il bianco delle colonne era spezzato dal verde dell'edera, che maestosa si arrampicava tutto attorno.
Al centro di quel pavimento rettangolare, una magnifica e splendida donna, all'apparenza giovanissima, era in piedi. Lunga vestigia bianche, fatto di un tessuto ancor più angelico e prezioso della seta, mentre due grosse ali l'accompagnavano ai fianchi. La gran sacerdotessa era in preghiera, con le mani aperte, rivolte verso l'alto, e dirette verso le sfere poste su ogni ala. La papessa rimase immobile al loro ingresso, continuando indisturbata nella sua preghiera con gli occhi chiusi. La giovane sacerdotessa si fermò prima delle scalinate, inchinandosi e poggiando su un ginocchio, portando le mani al cuore e chinando il capo. Successivamente, indistintamente da quello che faceva il giovane, la donna si sarebbe alzata, osservando la sua signora.
-Noah Van Der Woodsen, attendevo il tuo arrivo- disse la papessa aprendo gli occhi e osservandolo, per confermare le sue visioni. -ponimi pure tutte le tue domande, e io vedrò di dar loro una risposta- concluse. Aveva una voce delicata, angelica, impercettibilmente pareva avere un echo per la sua sonorità divina.
 
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view post Posted on 29/1/2012, 19:18
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Sì, già. Era stupefatto. Quella porta era meravigliosa, e già si immaginava a come potesse essere da fuori quell'edificio; infatti pensava che, se l'avesse visto da fuori, si sarebbe meravigliato ancor di più, magari esclamando "Che meraviglia architettonica!", ed era sicuro che avesse avuto più o meno un aspetto ricordante quello di un enorme ospedale o palazzo. Ma alla fine dovette aspettare ancora un po' per vedere qualcosa di più spettacolare. La sacerdotessa, dopo aver bussato, entrò nella stanza e venne subito seguita da Noah: si strofinò gli occhi, poiché non ci credeva. Quella stanza, infatti, pareva infinita e non si vedeva alcun muro; piuttosto, però, il mago percepì una forza magica gigantesca, e che mai avrebbe pensato di poter sentire in un luogo come quello. Allora dovette ricredersi, poiché era tutto vero.
No, no, non è possibile. Questo dev'essere un incantesimo. Ed un bello potente eh!
Non riusciva a crederci, ed intanto, con ancor più curiosità addosso, si guardava intorno: quella stanza possedeva un campo verde, e molto luminoso, con varie tinte e tonalità; dalla porta, poi, partiva una piccola stradina, costituita da mattonelle (che sembravano proprio sampietrini!), tutte belle ordinate. La stradina portava, poi, a qualche gradino ed ad un pavimento rettangolare ornato con colonne bianche ed edera rampicante; le colonne sorreggevano un tetto, e pareva uno di quei tempi antichi che si vedevano nei libri di storia. Allora, entrambi avanzarono fino ai gradini, e successivamente la sacerdotessa s'inginocchiò; il mago, vedendola, rimase perplesso, ma poi capì che era per una questione di rispetto, e s'inginocchiò anche lui, riunendo le mani in preghiera. Al centro di quel tempietto, se così si poteva definire, stava una donna in preghiera, con le mani rivolte al cielo, altissima e vestita di bianco. Era accompagnata da un paio di ali: quella destra era piumata di nero e capovolta, mentre l'altra di bianco era in una posizione normale; entrambe fluttuavano nell'aria senza toccare il corpo divino della papessa, ma possedevano due sfere proprio alle estremità con cui dovevano essere attaccate al corpo, diciamo alla loro "base". La signora papessa, a quel punto, con voce delicata, disse il nome di Noah e aggiunse anche il fatto che il mago avrebbe potuto chiederle qualsiasi cosa e lei avrebbe provato a dar loro una risposta. Fu colto alla sprovvista ed aveva paura di esprimersi male o fare figuracce, perché dopotutto non aveva mai avuto a che fare con qualcuno di così importante; allora, con un tono titubante ed insicuro, ma con le più buone intenzioni possibili, avrebbe proferito parola.
-Io.. io volevo anzitutto ringraziarla di persona per avermi riportato in vita.. e anche comunicarle che vorrei in qualche modo.. sdebitarmi, magari rimanendo qui con voi ed imparare l'imparabile per divenire un buon servitore di Dio..- e qui, teso come una corda di violino, avrebbe sospirato e proseguito, con un tono meno tremolante ma comunque preoccupato -..poi volevo chiederle anche il perché mi è stato dato questo-. A quel punto avrebbe guardato il libro, lo avrebbe preso fra le mani e lo avrebbe teso verso la signora, abbassando il capo in una specie di piccola riverenza. Quello che voleva sapere adesso era il motivo per cui gli venne affidato quel libro.
 
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17 replies since 18/1/2012, 20:41   666 views
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